Onere della prova e limiti della consulenza tecnica d’ufficio.

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La Suprema Corte, con sentenza n. 35002 del 29.11.2022, ribadisce un principio cardine: l’onere della prova in tema di nesso di causalità è a carico di chi agisce in giudizio, come fatto costitutivo della domanda. Sottolinea, altresì, l’impossibilità a ricorrere ad una CTU esplorativa per provare il danno.

Afferma la Corte: “partendo infatti dal principio consolidato secondo il quale l’attore che agisca per il risarcimento del danno ha l’onere di fornire la prova certa e concreta della lesione, così da consentirne la liquidazione, oltre che la prova del nesso causale tra il danno ed i comportamenti addebitati alla controparte (Cass., 1, n. 3794 del 15/2/2008; Cass., 1 n. 28226 del 26/11/2008), la sentenza, nel ritenere meramente esplorativa la consulenza tecnica d’ufficio in mancanza di allegazione e prova del danno, è del tutto conforme alla giurisprudenza di questa Corte che nega la possibilità che la parte onerata degli elementi di prova del danno, possa ovviare a tale onere limitandosi a chiedere l’espletamento di una consulenza tecnica d’ufficio (Cass., 3, n. 7097 del 6/4/2005; Cass., 1, n. 15219 del 5/7/2007; Cass., 6-1 n. 326 del 13/1/2020); la consulenza tecnica d’ufficio, infatti, non è un mezzo istruttorio in senso proprio, avendo la finalità di coadiuvare il giudice nella valutazione di elementi acquisiti o nella soluzione di questioni che necessitino si specifiche conoscenze, con la conseguenza che, non potendo essere utilizzata per esonerare la parte dal fornire la prova di quanto assume, è legittimamente negata qualora la parte tenda con essa a supplire alla deficienza delle proprie allegazioni o offerte di prova”.

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